Quattro anni dopo il fallimento iniziale, l’India si è aggiunta agli Stati Uniti, alla Cina e all’Unione Sovietica nella lista delle potenze che hanno dimostrato la loro capacità di effettuare uno sbarco controllato sulla Luna.
Ma questa missione spaziale indiana costerà meno di 75 milioni di dollari, un budget molto inferiore rispetto ai programmi spaziali dei suoi concorrenti, anche grazie ai numerosi ingegneri formati nel paese.
Ciò è sufficiente per rendere l’India un attore attraente nel settore spaziale. Il Paese punta a quintuplicare il proprio peso sul mercato globale entro il 2040. Si pensi al lancio di satelliti e anche a tutti i fornitori indiani di apparecchi elettronici e tecnologici che si lanciano in borsa.
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La missione rientra anche nel rinnovato interesse del pubblico per la Luna, con non meno di sei missioni robotiche previste per i prossimi mesi.
Il Giappone spera di diventare la quinta potenza lunare, mentre gli Stati Uniti e la Cina pianificano missioni con equipaggio entro la fine del decennio.
Stanno prendendo di mira il polo sud lunare, la zona dove è appena atterrata la missione indiana, un’area grande quanto l’area di Parigi che potrebbe contenere acqua ed eventualmente risorse energetiche o minerarie. Si parla di prospettive a lungo termine, ma con questo primo successo Nuova Delhi intende restare in corsa.
Atterraggio riuscito del razzo indiano Chandrayaan-3 sulla Luna – Edizione speciale
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