Luglio 27, 2024

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Da dove viene la pasta, dall’Italia, dalla Cina o altrove?

Da dove viene la pasta, dall’Italia, dalla Cina o altrove?

Ci sono storie che creano immaginazione. Quando parliamo di pasta, spaghetti, ravioli, fusilli (e altri nomi che terminano con la “i”), pensiamo subito all’Italia e alla sua imbattibile “pasta”. La pasta portata dalla Cina in Europa dall’esploratore veneziano Marco Polo, che viaggiò attraverso l’Asia nel XIII secolo, è da ritenersi una leggenda. Una storia molto bella, ampiamente diffusa, ma è completamente falsa.

No, non lo è Marco Polo Ha riportato la pasta in Italia e in Europa. Ma è stato il Medio Regno a inventare la deliziosa pasta? È un po’ più complicato di così.

Un vecchio piatto di pasta

Nel 2002 una scoperta ha cambiato la nostra conoscenza della pasta. Gli scienziati hanno trovato un piatto di noodle nel centro della Cina 4.000 anni fa! Questi ultimi misuravano 50 centimetri (un paio di tagliatelle) e somigliavano agli spaghetti che conosciamo oggi, tranne che erano fatti di miglio e non di grano. Anche dopo 4.000 anni, la storia non dice se questa pasta fosse deliziosa.

E così troviamo antiche tracce della preparazione e del consumo di questo piatto nei territori dell’attuale Cina: tanto da conferire al Paese il titolo onorifico di inventore della “pasta”.

Se la Cina è la culla della pasta, come mai? Non deve essere Marco Polo Chi ha portato il prezioso cibo in Europa? La leggenda trae infatti spunto da una pubblicità degli anni ’20, in cui l’esploratore menziona la pasta solo in una breve occasione. E per una buona ragione: ha già visto la pasta in Italia, e sicuramente durante i suoi numerosi viaggi in giro per il mondo.

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Anche i romani mangiavano la pasta

L’invenzione della pasta non è rimasta confinata in una sola parte del mondo. Molte culture e civiltà, in tutto il mondo e in epoche diverse, hanno proprie produzioni di pasta, tutte diverse tra loro.

I Greci, i Romani e gli Arabi mangiavano la pasta molto prima che Marco Polo si recasse in Cina. Jio spiega. Una ricetta di pasta del 1.700 a.C. si trova persino in un libro di cucina babilonese (anche i libri di cucina non sono nuovi). Non c’è da stupirsi: fu in Mesopotamia che iniziò la coltivazione del grano intorno all’8.000 a.C. Si consumava poi un tipo di pasta in particolare: “Risnadu”, con farina di frumento e acqua, macinata o frantumata in un liquido bollente. Un tipo di pasta che vediamo ancora oggi in Italia Pasta macinataMa in Alsazia o in Germania, con A picche.

Torniamo ai Greci e ai Romani. Nell’antichità la pasta era senza dubbio la forma più diffusa Un piatto chiamato “Laganon”.» – significa “pezzo di pasta tagliato a strisce”. Si trattava di rettangoli di farina di grano disposti in una teglia in più strati, tra i quali era spalmato un ripieno di carne o di pesce. Il tutto viene impastato con le uova e preparato con la salsa di garam (sale di pesce, vino e olio d’oliva). Questo cibo significa qualcosa per te? Sì, sembrano due gocce di lasagne.

Dalla pasta fresca alla pasta secca

Un passo importante per la pasta è avvenuto in un altro continente, mostrando chiaramente l’internazionalità di questo prodotto: l’Africa. In passato la pasta veniva spesso consumata fresca. Una caratteristica che non rende facile la loro difesa, soprattutto I nomadi della penisola arabica e i popoli del Nord Africa. Avendo limitate risorse idriche, questi ultimi furono costretti a inventarsi un processo di conservazione: l’essiccazione della pasta, la disidratazione, finalizzata a rimuovere quanta più acqua possibile.

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Introducendo la classificazione della pasta sotto forma di tubetti (come i maccheroni), la loro essiccazione era molto più rapida ed efficiente. Una tecnica rivoluzionaria fu presto esportata in Italia. A partire da PalermoLa tecnica dell’essiccazione della pasta apparve durante la dominazione araba tra il IX e l’XI secolo. Emirato di Sicilia 831-1091. Dagli arabi deriva anche l’origine della parola spaghetti, che significa “filo” o “spago”. Allora la pasta è davvero italiana?